10 episodi

Leggi la realtà. Leggi il mondo.
Ascolta i nuovi podcast del Circolo dei Lettori - Prato, contenenti le interviste e i racconti dei nostri ospiti. Buon ascolto!

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    • Arte

Leggi la realtà. Leggi il mondo.
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    Lorenzo Marone: Le madri non dormono mai

    Lorenzo Marone: Le madri non dormono mai

    Diego ha nove anni ed è un animale senza artigli, troppo buono per il quartiere di Napoli in cui è cresciuto. I suoi coetanei lo hanno sempre preso in giro perché ha i piedi piatti, gli occhiali, la pancia. Ma adesso la cosa non ha piú importanza. Sua madre, Miriam, è stata arrestata e mandata assieme a lui in un Icam, un istituto a custodia attenuata per detenute madri. Lí, in modo imprevedibile, il ragazzino acquista sicurezza in sé stesso. Si fa degli amici; trova una sorella nella dolce Melina, che trascorre il tempo riportando su un quaderno le «parole belle»; guardie e volontari gli vogliono bene; migliora addirittura il proprio aspetto. Anche l’indomabile Miriam si accorge con commozione dei cambiamenti del figlio e, trascinata dal suo entusiasmo, si apre a lui e all’umanità sconfitta che la circonda.

    Diego, però, non ha l’età per rimanere a lungo nell’Icam, deve tornare fuori. E nel quartiere essere piú forte, piú pronto, potrebbe non bastare.

    «Miriam tornò ai suoi panni, e tolse l’aria dai polmoni con uno sbuffo. Il sole mattutino s’affaccendava a portare un po’ di calore, permetteva ai bambini di restare fuori a giocare, ma proiettava l’ombra delle sbarre sulla parete alla sua destra, sezionava il muro come fosse una scacchiera. S’appese alle spranghe e allungò l’esile collo, come a voler uscire da lì, lei così minuta, e si ritrovò sulle punte senza volerlo, da dietro pareva un puma pronto a spiccare il balzo. Pensò di andarsi a riprendere quel figlio cretino che a quasi dieci anni si lasciava sfottere da una mocciosetta e manco lo capiva. Invece vide qualcosa d’inaspettato, vide la bambina ridere ancora per le parole del suo Diego, e però subito dopo vide anche il viso di lui aprirsi in un gioioso sorriso, e poi in una fragorosa risata che liberò farfalle, una risata per lungo tempo attesa, che le tolse l’ombra dalla faccia e la spinse a donare al cielo, alle nuvole dense che soffocavano quel carcere tra i monti, un moto appena percettibile di labbra».



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    • 18 min
    Diletta Pizzicori: I nostri anni leggeri

    Diletta Pizzicori: I nostri anni leggeri

    Oxford, 1993.

    Dopo la morte della nonna, le cugine Julia e Martha Parker si ritrovano a frugare tra i vecchi ricordi stipati nella mansarda, alla scoperta di un passato di cui hanno sentito tante volte parlare, ma che ricordano appena.

    La verità che emerge dalle fotografie in seppia e dai vecchi diari della nonna Leticia riguarda il grande amore della sua vita e un doloroso segreto di famiglia. Meretto, 1919.

    Il minuscolo paesino in Val di Bisenzio è in subbuglio: la famiglia Parker non si vede da quelle parti da quando, cinque anni prima, la Grande Guerra l’ha fatta tornare in fretta e furia nella lontana Inghilterra.

    Il giovane Primo Gualtieri, figlio del giardiniere della loro tenuta, teme che questo ritorno rompa i precari equilibri della sua famiglia, o di ciò che ne resta.

    Nel frattempo, l’Italia è attraversata da scioperi e proteste e quella vallata toscana si trasforma, seppur per poco tempo, in una piccola roccaforte «rossa».

    Quei tumulti si fanno sentire anche a Meretto, ma con echi distanti che si perdono tra la quiete dei boschi e l’amicizia riscoperta di Leticia, figlia dei Parker, e Primo, in un’estate che cambierà le loro vite per sempre.

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    In dialogo con Giacomo Maria Firrincieli



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    • 56 min
    Manuela Piemonte: Le amazzoni

    Manuela Piemonte: Le amazzoni

    Manuela Piemonte ci consegna un romanzo che pulsa e ammalia, fatto di vite spezzate, crescite fulminee e bambine che sono, a modo loro, delle  amazzoni. E con una prospettiva inedita riporta alla luce un pezzo di Storia dimenticato. Per ricordarsi sempre di chi, prima di noi, ha lottato per una vita diversa.

    È una notte di luna piena quando, nella Libia dominata dagli italiani, Sara e Angela, nove e sette anni, vedono una donna a cavallo. Con un incedere libero e fiero, sembra prendere la rincorsa verso il cielo, senza voltarsi. Di lì a poco sono costrette a partire con la sorella minore Margherita, ma l’immagine dell’amazzone non la dimenticheranno più. È il 1940 e le attende il campo estivo del regime, tre mesi in Italia insieme a bambini come loro: tredicimila figli di coloni libici, lì per  imparare la disciplina e i doveri di ogni buon fascista. Ma appena un giorno dopo il loro sbarco, Mussolini pronuncia la  dichiarazione di guerra e la vacanza in Toscana di un’estate si  trasforma in una prigionia infinita. Le tre sorelle crescono indossando una divisa, la testa rasata,  piccole operaie della dittatura in balia di regole feroci, della  propaganda e di un mondo senza più genitori. Quando la voglia di tornare  a casa si fa insostenibile e i tentativi di fuga falliscono, quando l’incontro con donne magnifiche, ribelli, non basta a salvarle, nei loro  cuori rimane il ricordo della guerriera a cavallo nel deserto. Manuela  Piemonte ci consegna un romanzo che pulsa e ammalia, fatto di vite  spezzate, crescite fulminee e bambine che sono, a modo loro, delle  amazzoni. E con una prospettiva inedita riporta alla luce un pezzo di  Storia dimenticato. Per ricordarsi sempre di chi, prima di noi, ha  lottato per una vita diversa.



    Manuela Piemonte è nata a Milano nel 1978. Lavora come  insegnante, sceneggiatrice e redattrice. Traduce narrativa e poesia dall’inglese e dallo spagnolo. Le amazzoni è il suo primo romanzo ed è in corso di pubblicazione in Francia, Paesi Bassi e Portogallo

    In dialogo con Carmine Villani



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    • 55 min
    Riccardo Taurisano: Oltre il molo la tempesta

    Riccardo Taurisano: Oltre il molo la tempesta

    Un viaggiatore lascia la propria casa per intraprendere una strada  sconosciuta che lo condurrà davanti a un ponte. Soltanto attraversandolo  egli potrà proseguire il proprio cammino. Oltre il molo la tempesta è un viaggio metaforico e filosofico in cui le cose, i personaggi e gli  avvenimenti appartengono a una dimensione sfuggente e lontana, le categorie dell’esistenza conosciute si riducono a un ricordo annebbiato, un’eco interiore dispersa di cui tuttavia permane un qualche nesso con le variabili del viaggio che si avvicendano attraverso un’unica costante: il ponte. Lo svolgersi del cammino vedrà dunque significare  quello che si farà incontro al viaggiatore all’interno di nuove e stravolgenti visioni, forme e contesti, fintanto che neppure la narrazione stessa sarà esente dall’esserne influenzata.



    Riccardo Taurisano è laureato in filosofia; vive a Prato, dove lavora come insegnante precario. Si occupa da anni di  didattica ludica e attraverso le reti associative e gli enti pubblici  lavora per la diffusione della cultura del gioco nelle sue forme  intelligenti, formative e didattiche. Con la stessa convinzione si  adopera per la condivisione della conoscenza, realizzando seminari e  laboratori di filosofia applicata. 

    In dialogo con Pia Cupido 



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    • 1h 6 min
    Piero Ianniello: Chi ha rotto il cielo?

    Piero Ianniello: Chi ha rotto il cielo?

    “Chi ha rotto il cielo?” è il modo con cui gli abitanti dello Yunnan salutano la stagione delle piogge, ogni anno. E la stagione delle piogge forma, cambia, condiziona gli spazi, quelli esteriori e quelli interiori. È in questo mondo, antico ed atavico, che si muove Leihan, sul doppio binario della sua infanzia vissuta nei villaggi e la vita odierna, costretta nella sterminata e dispersiva città cinese. Leihan trasmette il malessere del cambiamento sull’impossibilità di avere una gravidanza, tanto desiderata. Finché non torna a vivere il villaggio nativo, a ritrovare persone, cose e storie del suo passato, a rintracciare la maledizione dei suoi avi, e a riappacificarsi con essa. E con la sua vita.

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    In dialogo con Giacomo Maria Firrincieli. Con la partecipazione straordinaria di Shan Liu e Marco Wong. 

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    • 1h 22 min
    Michele Cocchi: Us

    Michele Cocchi: Us

    Tommaso ha 16 anni e da 18 mesi non esce di casa, quasi non esce dalla sua stanza, è quello che gli psicologi chiamano hikikomori, letteralmente “chi si è ritirato, chi sta in disparte”. Da un giorno all’altro, ha abbandonato il basket, la scuola, le sue passioni e ormai passa il tempo a guardare video di vecchie partite NBA e a giocare ai videogame. C’è un gioco in particolare intorno a cui organizza le sue giornate, è il suo unico appuntamento fisso. Si chiama Us, noi in inglese: il gioco forma squadre da tre giocatori e le impegna in 100 campagne in un anno, una al giorno, vince la squadra che le completa per prima restando unita. L’avatar di Tommaso si chiama Logan e la sua testa è un teschio, insieme a lui giocano Rin che è una ragazza e assomiglia a un manga giapponese e Hud che sembra uscito da un videogame sparattutto. I tre non si conoscono, non possono parlare di sé, lo dicono le regole, ma diventano amici. Us ogni giorno propone loro una missione “storica”, ogni giorno li mette dalla parte delle vittime o dei carnefici, dalla parte delle Farc in Colombia, dei nazisti in Germania, di Mandela in Sudafrica, ogni giorno devono capire come arrivare alla fine avendo sotto gli occhi i massacri del ’900. Ogni giorno avranno qualcuno da salvare e qualcuno da eliminare. La Storia però può essere feroce e comportarsi da eroi non sempre è possibile, ammesso che eroe sia chi esegue gli ordini.

    Michele Cocchi (Pistoia, 1979), lavora come psicoterapeuta dell’infanzia e dell’adolescenza. I suoi racconti sono apparsi su riviste e antologie, tra cui Padre (Elliot). Nel 2010 ha pubblicato la raccolta Tutto sarebbe tornato a posto (Elliot), finalista come libro dell’anno di Fahrenheit. Il suo primo romanzo è La cosa giusta (Effegi 2016), seguono La casa dei bambini esce per Fandango nel 2017 e US (Fandango, 2020).

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    In dialogo con Simona Schillaci. Con la partecipazione straordinaria di Simone Mangani. 

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    • 1h 9 min

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