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3. Da Clubhouse a TikTok: il vocabolario dei social Di cosa parliamo

    • Cultura e società

Dopo tanto tempo passato a scrollare, mandare emoticon, premere like sotto i post, abbiamo sentito la necessità di tornare a comunicare come si faceva una volta: parlando. Clubhouse, la piattaforma esplosa durante la pandemia, si basa proprio sulla voce e sta influenzando il nostro modo di dialogare, com’è accaduto finora con Facebook, Instagram e Whatsapp. Ma come parliamo quando abbiamo lo smartphone in mano? Senza rendercene conto, ormai da tempo utilizziamo il vocabolario dei social media, che hanno introdotto una terminologia specifica: dal primo Usenet a TikTok, passando per i forum degli Anni 90 e i poke su Facebook, il web condiziona la nostra lingua tanto quanto la nostra lingua, nel web, mostra la sua creatività e la sua flessibilità. Anche se di fatto non possiamo dire che esiste una “lingua della rete”, quando parliamo sui social utilizziamo un e-taliano, cioè un italiano scritto informale, in continua evoluzione, che ha modificato anche il nostro approccio con i consumi, con la pubblicità e con alcuni servizi essenziali, come quelli finanziari.Ne abbiamo parlato con Marta Basso (imprenditrice e co-founder di generation.warriors, fondatrice di uno dei più numerosi gruppi italiani su Clubhouse), Alice Avallone (coordinatrice del College Digital Storytelling della Scuola Holden e ricercatrice in etnografia digitale), Gianluca Diegoli (esperto di marketing digitale ed e-commerce) e Massimo Cotugno (social media e community manager di N26).Questo podcast è prodotto con il sostegno di N26, la banca per lo smartphone https://n26.com/it-it/

Dopo tanto tempo passato a scrollare, mandare emoticon, premere like sotto i post, abbiamo sentito la necessità di tornare a comunicare come si faceva una volta: parlando. Clubhouse, la piattaforma esplosa durante la pandemia, si basa proprio sulla voce e sta influenzando il nostro modo di dialogare, com’è accaduto finora con Facebook, Instagram e Whatsapp. Ma come parliamo quando abbiamo lo smartphone in mano? Senza rendercene conto, ormai da tempo utilizziamo il vocabolario dei social media, che hanno introdotto una terminologia specifica: dal primo Usenet a TikTok, passando per i forum degli Anni 90 e i poke su Facebook, il web condiziona la nostra lingua tanto quanto la nostra lingua, nel web, mostra la sua creatività e la sua flessibilità. Anche se di fatto non possiamo dire che esiste una “lingua della rete”, quando parliamo sui social utilizziamo un e-taliano, cioè un italiano scritto informale, in continua evoluzione, che ha modificato anche il nostro approccio con i consumi, con la pubblicità e con alcuni servizi essenziali, come quelli finanziari.Ne abbiamo parlato con Marta Basso (imprenditrice e co-founder di generation.warriors, fondatrice di uno dei più numerosi gruppi italiani su Clubhouse), Alice Avallone (coordinatrice del College Digital Storytelling della Scuola Holden e ricercatrice in etnografia digitale), Gianluca Diegoli (esperto di marketing digitale ed e-commerce) e Massimo Cotugno (social media e community manager di N26).Questo podcast è prodotto con il sostegno di N26, la banca per lo smartphone https://n26.com/it-it/

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